Quando si nomina Oscar Wilde la maggior parte delle persone pensa a un cinico dandy sprezzante del conformismo e della morale tradizionale,
cui contrapponeva il culto del bello e dell'arte per l'arte.
Tutti almeno una volta hanno letto un suo sferzante aforisma, credendo
che in esso fosse racchiusa la sua irriverente visione del mondo e della vita. Pochi hanno
collocato quelle frasi all'interno delle opere da cui erano tratte e ancora meno hanno messo in relazione quelle opere con il contesto storico-culturale,
finendo così per formarsi un'opinione quanto mai approssimativa di un uomo
dotato invece di una sensibilità e di un'umanità straordinarie, stridenti con i
fatui formalismi dell'epoca vittoriana.
Nella ferma convinzione che il valore dello scrittore irlandese vada
ben oltre quell'immagine stereotipata e che il suo nome non debba essere
associato unicamente a "Il ritratto di Dorian Gray" (romanzo comunque
eccezionale), si è deciso di proporvi la lettura del Wilde più intimo e probabilmente
più autentico.
Sebbene questa definizione sia valida anche per due meravigliose
opere come il "De profundis" e "La ballata dal carcere di Reading",
tuttavia il Wilde cui si fa qui riferimento è l'autore di alcune tra le più belle favole che siano mai state scritte.